La segreteria della F.I.D. (Federazione Italiana Dipendenti) ha preso posizione in modo chiaro e critico rispetto ai referendum in programma per l’8 e 9 giugno, dichiarando apertamente di non consigliare la partecipazione al voto, in quanto lo strumento referendario non sarebbe adeguato per affrontare e risolvere le complesse sfide che oggi interessano il mondo del lavoro.
Lavoro e cittadinanza: questioni complesse e non risolvibili con un sì oppure con un no
Tra i quesiti referendari, uno riguarda anche il tema della cittadinanza. Su questo punto, la F.I.D. sottolinea che la questione non può essere semplificata in una consultazione popolare. «Il referendum non è lo strumento adatto.
Serve una riforma strutturale, articolata e condivisa che passi attraverso il Parlamento e coinvolga anche le principali forze sociali.
Il timore è che il clima politico in cui si svolgerà il voto finisca per ridurre tutto a una dinamica da tifoseria, polarizzando il dibattito senza affrontare nel merito le vere questioni.
Licenziamenti e tutele: i referendum guardano al passato
Riguardo invece ai quesiti che toccano il delicato tema dei licenziamenti, la posizione della F.I.D. è altrettanto netta.
L’eventuale abrogazione delle norme sul contratto a tutele crescenti, introdotto nel 2015 con il Jobs Act, non porterebbe – come alcuni auspicano – al ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ma, al contrario, secondo la F.I.D., si tornerebbe alla disciplina prevista dalla riforma Fornero del 2012 la quale prevede indennizzi più bassi in caso di licenziamento illegittimo: da un massimo di 36 mensilità a 24.
In sostanza, si tratterebbe di un passo indietro che, non solo non garantirebbe il reintegro nel posto di lavoro, ma indebolirebbe ulteriormente le tutele economiche.
Serve una visione nuova per il lavoro di oggi
La critica più ampia, però, è di carattere culturale e politico. La segreteria della F.I.D. denuncia un’impostazione retrograda del dibattito referendario: «Si pretende di costruire il mondo del lavoro di domani ma continuando a restare ancorati a una visione fallimentare del passato».
Secondo la F.I.D., il mondo del lavoro è profondamente cambiato negli ultimi anni e richiede strumenti nuovi, flessibili e inclusivi che garantiscano diritti ma anche opportunità in un contesto economico e produttivo in rapida evoluzione.
Pur riconoscendo che l’Italia oggi registra un numero record di occupati, la F.I.D. segnala un’altra grande criticità: la stagnazione salariale.
Il problema non è solo “avere un lavoro” ma avere un lavoro che permetta di vivere dignitosamente e, in questo senso, la F.I.D. invita a spostare l’attenzione dai simboli e dalle battaglie ideologiche verso soluzioni concrete, capaci di rispondere ai bisogni reali dei lavoratori e delle lavoratrici.