Anche un lavoratore in nero ha diritto al risarcimento dell’infortunio. Inoltre ogni dipendente può richiedere il danno morale se opera in un ambiente insalubre

La Corte di Cassazione, quarta sezione penale, con la Sentenza 23809/2022 ha stabilito che anche un lavoratore in nero ha diritto ad essere risarcito qualora dimostri di essersi infortunato sul posto di lavoro. Tale decisione è stata presa in quanto il Testo Unico della Sicurezza sul Lavoro (D. Lgs. 81/2008 e s.m.i.) fornisce una nozione ampia del soggetto “lavoratore” che va oltre al rapporto subordinato e che vige anche in caso di mancanza di un formale contratto di assunzione.

Invece, con un’altra sentenza e vale a dire con la Sentenza 19621/2022 la Corte di Cassazione chiarisce che, in caso di svolgimento della prestazione in ambiente insalubre, il lavoratore ha diritto a richiedere il risarcimento del danno morale, provocato dalla paura per la propria salute, anche in assenza di un danno biologico accertato scientificamente.

Questo perché la Cassazione rileva che il danno morale, legato in questo caso dalla costante paura di ammalarsi e anche all’offesa della personalità morale del lavoratore, può essere accertato anche mediante indizi e presunzioni in quanto sorge una sofferenza interiore che difficilmente può essere “quantificata” scientificamente.

Pertanto, si riconosce in questo caso un danno morale a prescindere dall’esistenza del danno biologico documentato.